Mens sana in corpore sano

Giovani sotto pressione, menti in affanno: il Giubileo come spazio di respiro e cura interiore

Giovani sotto pressione, menti in affanno: il Giubileo come spazio di respiro e cura interiore

“Ho bisogno di qualcosa che non sia uno schermo, una notifica o un voto da prendere bene”.

Marta ha 19 anni, vive a Brescia e studia al primo anno di Scienze della formazione. Quando ha scelto di partecipare al Giubileo dei Giovani, non pensava a una vacanza spirituale né a un pellegrinaggio nel senso classico del termine. Pensava a sé stessa.
“Mi sento sempre ‘accesa’. Tra università, social, aspettative… non riesco mai a spegnere la testa. E anche se intorno sembra tutto normale, dentro c’è un rumore continuo. Vado al Giubileo per fermarmi. Per cercare una pausa vera”.

“Marta descrive una condizione oggi molto diffusa tra gli adolescenti e i giovani adulti”, commenta lo psicologo Cristian Pagliariccio. “Vivono in uno stato di allerta costante, sotto pressione per essere visibili, performanti, sempre all’altezza. Una pressione che nasce dalla fusione tra online e offline, e che spesso non lascia spazio alla riflessione o alla costruzione dell’identità”.

Non è sola. Dal 28 luglio e fino al 3 agosto 2025, centinaia di migliaia di giovani da tutta Italia e dal mondo si ritroveranno a Roma per il Giubileo dei Giovani, una settimana di incontri, preghiere, cammini, musica e riflessione, culminante con la veglia del 2 agosto con Papa Francesco a Tor Vergata. Un evento di Chiesa, sì. Ma anche un’esperienza di comunità, identità e – per molti – salute.

Il disagio invisibile

L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ripete da anni: la salute mentale dei giovani è in crisi. Ansia, stress cronico, attacchi di panico, disturbi del comportamento alimentare e depressione colpiscono milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni. In Italia, il Ministero della Salute stima che 1 adolescente su 4 presenti sintomi clinicamente rilevanti. Ma se ne parla ancora troppo poco.

Marta lo dice chiaramente:
“Non sono malata. Ma sono stanca. Non riesco a dormire bene, non mi sento mai abbastanza, e mi pare di dover sempre essere forte, brillante, risolta. Non lo sono. E vorrei che fosse ok così”.

“Il punto sollevato da Marta è fondamentale,” aggiunge Pagliariccio. “Viviamo in una società che legittima il diritto di parola, ma non quello di essere ascoltati davvero. Questa solitudine amplifica la fatica interiore. E quando mancano strumenti psicologici adeguati – come l’educazione emotiva – si rischia di sentirsi inadeguati, pur vivendo una condizione comune”.

Dal Brasile a Roma: un’altra voce

Thiago ha 22 anni, studia ingegneria a Porto Alegre e ha scelto di partecipare al Giubileo insieme alla pastorale universitaria brasiliana.
“Ho avuto un momento molto difficile l’anno scorso, dopo la pandemia. Ero isolato, passavo ore al computer, mi sentivo inutile. Un sacerdote mi ha parlato di questo evento, e ho deciso di venire. Per rimettere in moto il corpo, la fede, il pensiero”.

Thiago dice di non aspettarsi miracoli. “Non sto cercando risposte perfette. Ma voglio stare con altri ragazzi che, come me, sono alla ricerca. Che non vogliono solo sopravvivere o ‘funzionare’, ma vivere davvero”.

“Il racconto di Thiago mostra quanto conti la possibilità di uscire dal proprio contesto abituale,” osserva lo psicologo. “Un’esperienza come il Giubileo può favorire nuove riflessioni identitarie e far sperimentare una versione di sé libera dalle aspettative quotidiane. È in questi spazi fuori dall’ordinario che può avvenire una trasformazione”.

Spiritualità come spazio terapeutico

Può un evento religioso sostenere il benessere psicologico? Per molti sì. Il Giubileo propone una dimensione profondamente umana, lontana dal rumore e dalla frammentazione della quotidianità. Cammino, silenzio, canto, confessione, ascolto: azioni semplici, ma capaci di riportare al centro.

“Nel Giubileo,” dice ancora Marta, “spero di trovare uno spazio per guardarmi dentro senza vergogna. Per respirare. E magari, per pregare con parole mie, senza schemi”.

“Questi gesti – camminare, condividere, cercare il silenzio – rispondono a bisogni profondi e dimenticati,” spiega Pagliariccio. “In un mondo che ci tiene sempre attivi, rappresentano delle oasi di calma. All’inizio possono risultare disturbanti, ma poi diventano rifugi preziosi. Il fatto che tutto avvenga in gruppo può rendere questi momenti emotivamente contagiosi in senso positivo”.

Il corpo cammina, la mente si rilassa

Uno degli elementi centrali sarà proprio il cammino. Raggiungere a piedi la Porta Santa, partecipare ai pellegrinaggi notturni, attraversare Roma. Camminare aiuta a rallentare, a liberare la mente, a tornare al presente.

“Camminare insieme, condividere fatica e gioia, senza giudizio, è qualcosa che ti rimette in pace con te stesso,” racconta Thiago. “Non servono parole, solo esserci”.

“Il cammino,” conferma lo psicologo, “introduce anche una sfida fisica e mentale. È un modo per riattivare il corpo, accrescere la fiducia in sé e rafforzare il senso di autoefficacia. Tutto ciò ha effetti molto concreti sulla regolazione emotiva e sul tono dell’umore”.

Una medicina non clinica

Il Giubileo non è un programma di cura, ma può rappresentare una forma di esperienza emotivamente correttiva. Un tempo che rompe gli schemi, rimette in moto l’energia, apre spiragli nuovi.

“È importante ricordare,” sottolinea Pagliariccio, “che il Giubileo nasce come evento spirituale, non come intervento strutturato sulla salute mentale. Non sono previsti servizi di supporto psicologico, che invece potrebbero essere utili. Ma se vissuto con consapevolezza e accompagnamento, può avere un effetto trasformativo, purché i giovani abbiano gli strumenti per elaborare ciò che vivono”.

Una pausa che cura

Per molti giovani, il Giubileo sarà una pausa. Ma non una fuga. Sarà una scelta attiva di cura. Un dire “sì” a sé stessi, anche nel dolore.
“Ho paura di quello che troverò dentro di me,” dice Marta. “Ma ho più paura di continuare a vivere in apnea”.

“Il primo consiglio che do ai ragazzi che partecipano,” conclude Pagliariccio, “è di non avere aspettative rigide. Lasciarsi sorprendere, non giudicarsi, accogliere ciò che si prova. Il benessere nasce spesso dall’accettazione, non dal forzarsi”.
E a chi è in difficoltà ma non trova il coraggio di chiedere aiuto? “Ciò che provi ha un nome. Non sei sbagliato. Non stai esagerando. Stai attraversando un momento difficile, e questo merita rispetto e cura. La forza sta nel riconoscere il bisogno e iniziare, anche con piccoli passi, a condividerlo. Dentro quel passo, può esserci già un nuovo inizio”.

In un mondo che corre e consuma, il Giubileo invita a camminare e ad ascoltare. E ogni passo, ogni parola, ogni respiro può diventare un piccolo atto di guarigione.

🕊️ Giubileo dei Giovani – Roma 2025. Il cammino comincia da dentro.

 

Il coraggio di rialzarsi: i The Sun al Giubileo dei Giovani con il loro rock della rinascita

Il coraggio di rialzarsi: i The Sun al Giubileo dei Giovani con il loro rock della rinascita

Quando la musica non si limita a riempire un palco, ma diventa voce di rinascita, coraggio e libertà, allora smette di essere solo intrattenimento e si fa testimonianza. È quello che accade con i The Sun, rock band italiana dal cuore punk e dall’anima profondamente cristiana, attesa il 2 agosto al Giubileo dei Giovani. In quell’occasione, canteranno per migliaia di ragazzi in cammino, in una tappa carica di significato verso l’incontro con Papa Leone XIV.

Con la loro musica i The Sun non inseguono le mode, ma parlano dritto al cuore: di luce, scelte difficili, spiritualità concreta. Il loro frontman Francesco Lorenzi ci ha raccontato, in questa intervista esclusiva, cosa significa suonare in questo contesto, perché la fede è anche una forma di salute interiore e in che modo il coraggio – quello vero – può essere oggi una forma di libertà.

Per i The Sun, questa non è una data qualsiasi. «Salire sul palco del Giubileo dei Giovani sarà particolarmente significativo per noi», racconta Francesco Lorenzi, frontman della band. «Dopo aver partecipato musicalmente a diverse Giornate Mondiali della Gioventù, da Rio a Cracovia, da Panama a Lisbona, per la prima volta vivremo un’esperienza simile nella nostra amata Italia. Sarà un mettersi al servizio di qualcosa di più grande: preparare con le nostre canzoni l’arrivo del Papa e dare voce alla vera gioia giovanile».

Musica che guarisce e unisce

La musica dei The Sun ha sempre un messaggio preciso: quello di non arrendersi, di cercare la luce anche nella fatica, e soprattutto di riscoprire la bellezza della fede come energia vitale e possibilità di guarigione. Non a caso, molte delle loro canzoni parlano di riscatto, di verità, di rinascita quotidiana. «Vogliamo che le nostre canzoni siano messaggi di speranza e di coraggio», spiega Lorenzi. «Un invito a rialzarsi, a rinascere ogni giorno: “dove ogni mattino è una pagina bianca di un nuovo cammino”».

Questa visione si lega profondamente a ciò che i The Sun chiamano salute interiore: «Per noi è uno stato di armonia tra ciò che siamo chiamati a essere e la nostra vita concreta, fatta di scelte, relazioni, desideri, sogni. È una coerenza luminosa, dinamica, che può portare anche alla guarigione del cuore. La musica aiuta a far emergere ciò che spesso teniamo nascosto e, alla luce dell’amore di Dio, può diventare uno strumento di libertà autentica».

Nei loro concerti, questo processo è vissuto anche collettivamente. «Cantare da soli è un’esperienza forte, ma cantare insieme è ancora più potente», dice Lorenzi. «È una medicina contro la solitudine. La musica diventa così uno spazio in cui riscoprire la propria luce interiore e trasformare le parole in azioni di bene».

Una missione nata anche dal palco di Betlemme

La musica dei The Sun è diversa da quella che domina le classifiche. E non è un caso. «Già dai tempi dei Sun Eats Hours cercavamo la grinta vera, non i ritornelli prefabbricati», racconta Lorenzi. «Ma è stato attraverso il nostro cammino di conversione che abbiamo capito che fare musica significava farsi prossimi». La svolta più grande è arrivata in Terra Santa, nel 2011, quando hanno cantato davanti al muro di Betlemme: «Lì abbiamo capito che la nostra arte doveva diventare strumento di pace e verità. È stato il momento in cui la musica è diventata una vera chiamata missionaria».

Questa visione si è rafforzata con le numerose collaborazioni in progetti di solidarietà che la band ha sostenuto e promosso nel tempo. «Io scrivo canzoni lontane dai cliché perché io stesso sono fuori dai cliché», afferma Lorenzi. «Cristo libera il cuore, e questa libertà si riflette nelle scelte quotidiane. È mio compito suscitare domande, costruire ponti, offrire strumenti concreti per il cammino personale. La musica può davvero fare la differenza nella crescita di una persona».

Coraggio e libertà: parole da giovani per i giovani

In un tempo segnato da disillusione e spaesamento, i The Sun si rivolgono ai giovani con una proposta forte, ma concreta: fare scelte radicali e riscoprire il coraggio.  Ma il coraggio di cosa? «Il singolo  "Coraggio” nasce dalli'nvito di Sant'Agostino a scoprire e scegliere la verità che abita in noi, che Dio ha scritto già nel nostro cuore. Libertà, allora, significa rompere le proprie catene interiori. Dopo anni di maschere della prima parte del nostro percorso professionale, abbiamo deciso di rinunciare a ogni finzione, scoprendo così che la vera libertà è vivere senza catene, raccontando soprattutto la propria storia con profonda onestà. Il coraggio, poi, è il vero antidoto contro ogni cinismo, anche se questo necessita di essere ostinati e controcorrente. In un mondo che spesso banalizza tutto, fare scelte radicali - di giustizia, di servizio, di amore - è un atto di vera e sana ribellione: il nostro rock diventa così un grido di speranza contro l'indifferenza».

Essere giovani liberi, per i The Sun, non significa inseguire mode o etichette. «La libertà autentica si conquista quando trasformi la tua passione in missione», afferma Lorenzi. «Abbiamo rinunciato alle maschere e scoperto che la vera libertà è raccontare con onestà la propria storia».

Volersi bene e lasciarsi amare da Dio

La vita on the road, i concerti, il contatto continuo con il pubblico: come vi prendete cura del vostro equilibrio fisico e mentale in mezzo a tutto questo? «Suoniamo insieme da quasi 30 anni e abbiamo superato di molto la soglia dei 1000 concerti in 20 Stati di 4 continenti: c’è voluto tempo ed esperienza per comprendere come prenderci cura del nostro equilibrio fisico e mentale in mezzo a tutto questo», risponde Lorenzi che aggiunge: «La ricetta per riuscirci è fatta di molti ingredienti, alcuni di quelli più importanti sono: mantenere l’ordine interiore ed esteriore, vivere nell’autenticità con sé e con gli altri, la preghiera quotidiana personale e comunitaria, i Sacramenti, la Parola di Dio quotidiana, l’Adorazione eucaristica, l’alimentazione sana e consapevole, l’attività sportiva e, più di ogni altra cosa: volersi bene, lasciarci amare da Dio e vivere nella gratitudine». 

Un messaggio per chi cammina sotto il sole

Ai pellegrini che parteciperanno al Giubileo, magari stanchi e accaldati, Lorenzi lascia un messaggio che ha il sapore della verità e della vocazione: «Dentro di noi è scritto uno spartito unico e irripetibile che solo noi possiamo suonare, insieme con Dio. Se gli lasciamo la possibilità di farcelo scoprire, saremo realizzati e porteremo frutto per tutta la comunità umana».

Il 2 agosto, sul palco del Giubileo dei Giovani, i The Sun porteranno con sé la loro musica, la loro fede, e un messaggio chiaro: la vera libertà non è assenza di regole, ma il coraggio di scegliere il bene. Anche quando costa. Soprattutto quando costa.

 

Giubileo dei Giovani: un tempo per riscoprirsi, in un mondo che logora la mente

Giubileo dei Giovani: un tempo per riscoprirsi, in un mondo che logora la mente

In un’epoca in cui la connessione è continua ma la solitudine aumenta, dove si è sempre raggiungibili ma raramente ascoltati, il Giubileo dei Giovani, che si svolge dal 28 luglio al 3 agosto, può rappresentare un’esperienza unica. Come ha spiegato monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo e responsabile della Santa Sede per il Giubileo, questo evento rappresenta “il momento più atteso” dell’Anno Santo, “perché è quello più partecipato”. I pellegrini provengono, infatti, da 146 Paesi diversi, dall’Europa per il 68% di presenze, e poi dal resto dei continenti. Menzione speciale per i giovani che arrivano da zone di guerra: Libano, Iraq, Myanmar, Ucraina, Israele, Siria e Sud Sudan, per un ideale “abbraccio” che coinvolgerà le nuove generazioni di tutto il mondo. 

Un evento che rappresenta occasione non solo di spiritualità e incontro, ma anche di pausa mentale e rigenerazione interiore, in un tempo in cui i giovani vivono una condizione di crescente disagio psicologico. Ne abbiamo parlato con Cristian Pagliariccio, psicologo esperto di adolescenza e giovani adulti dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, che ci ha aiutati a comprendere le radici di questa fragilità diffusa e il possibile valore trasformativo di un pellegrinaggio collettivo come quello del Giubileo.

La fragilità silenziosa dei giovani: troppe pressioni, poche competenze emotive

“Le cause del disagio giovanile sono molte. Per brevità potremmo considerarne due che sono in relazione tra loro: l’aumento delle pressioni sociali e delle richieste di attenzione; il basso sviluppo di competenze psicologiche”. Secondo lo psicologo, la fusione tra online e offline ha creato una competizione esasperata per farsi vedere, ascoltare, ottenere visibilità. “Senza sosta, ogni giorno, le persone sono spinte ad ascoltare i messaggi più potenti, inclusi quelli indesiderati, e a sgomitare in ogni modo per farsi ascoltare ed acquisire visibilità. C’è un’esasperazione della competizione per catturare l'attenzione altrui. Ad ogni persona viene dato il diritto di parola ma non di essere ascoltati”. In questa confusione, si fa sempre più difficile scoprire e coltivare i propri valori, essenziali per sviluppare un’identità solida. L’attenzione si frammenta, la riflessione si impoverisce.

La carenza di un’educazione emotiva

“Tutto ciò compromette le capacità di concentrazione e riflessione profonde, essenziali per sostenere il benessere personale e sociale”, aggiunge lo psicologo. A questa pressione esterna si aggiunge una carenza strutturale nel campo dell’educazione emotiva: “Le pratiche di educazione emotiva e affettiva in Italia sono rimaste ferme al secondo dopoguerra. Senza strumenti psicologici adeguati, giovani e adulti faticano a orientarsi nel sovraccarico informativo, fatto anche di messaggi contrastanti”. Il risultato? Si riduce lo spazio mentale per la “noia costruttiva”, necessaria per la creatività e l’autoregolazione. Le relazioni affettive si alterano e l’investimento emotivo si sposta perfino sulle intelligenze artificiali. “Si arriva persino ad innamorarsi di questi prodotti, dando loro il ruolo di consigliere di fiducia, di affetti profondi, di amanti o perfino di divinità”, sottolinea Pagliariccio. È un divario sempre più profondo, tra sfide da affrontare e strumenti disponibili. “Una vera emergenza che richiede interventi mirati, anche per le persone adulte che non se la passano meglio dei giovani”.

Il Giubileo come occasione di trasformazione (se abbiamo gli strumenti per viverlo)

Ma in tutto questo, può un’esperienza come il Giubileo dei Giovani offrire un sostegno alla salute mentale? “Il Giubileo dei Giovani è un’esperienza spirituale fuori dal comune. In quanto tale, ha la potenza necessaria per fungere da catalizzatore di processi di crescita personale e cambiamento positivo”. Secondo lo psicologo, il semplice fatto di uscire dal proprio ambiente abituale può favorire riflessioni identitarie autentiche, libere da aspettative esterne. “Adolescenti e giovani adulti possono sperimentare nuove versioni di sé. Il pellegrinaggio introduce anche una sfida fisica e mentale, che rafforza l’autoefficacia e la fiducia. E l’esperienza condivisa con altri può restituire valori come confronto, condivisione, supporto reciproco”. Ma con un caveat importante: “Il Giubileo non nasce come un programma per il benessere mentale. Non prevede, ad esempio, servizi di supporto psicologico per chi dovesse avere difficoltà emotive. Come oggi si prevedono interventi sanitari per le necessità fisiche, potrebbe essere utile prevedere anche un supporto psicologico”. E aggiunge: “Perché l’esperienza risulti benefica, i giovani devono avere gli strumenti per elaborarla. Non tutti riescono spontaneamente a trarne qualcosa: alcuni potrebbero sentirsi sopraffatti, altri rimanere in superficie”.

Camminare, pregare, condividere: i gesti semplici che curano

In un mondo che ci spinge a restare costantemente in allerta, anche camminare può essere un atto psicologico rivoluzionario. “Questi gesti semplici possono contribuire al benessere mentale perché rispondono a bisogni profondi che la vita moderna trascura. I giovani sono spesso in modalità ‘emergenza’, che alla lunga logora la mente”. Le ‘oasi di calma’ che questi gesti offrono aiutano a riequilibrare il sistema nervoso, anche se inizialmente possono risultare disturbanti. Ma: “Col tempo possono diventare rifugi preziosi, che aiutano a ritrovare energia e chiarezza”. Vissuti in gruppo, diventano anche esperienze di contagio emotivo positivo. “Vedere altri giovani che riescono a stare bene in questi spazi, può favorire l’idea che tali azioni siano possibili e praticabili”. E non servono strumenti digitali: “Non servono app, abbonamenti o attrezzature: basta la propria persona e, se pensiamo al condividere, la volontà di restare aperti agli altri”, continua lo psicologo. E anche chi non si riconosce in un percorso religioso può trarre beneficio dalla preghiera: “Può diventare un momento di gratitudine, di riflessione sui valori, di apertura verso ciò che è più grande. Può aiutare a mettere a fuoco ciò che dà senso alla propria vita”.

Consigli per i partecipanti (e parole per chi sta male)

Infine, ecco i suggerimenti dello psicologo per vivere pienamente il Giubileo: “Il primo consiglio è di non avere aspettative rigide. Chi arriva con aspettative forti rischia di vivere l’esperienza con una pressione tale da impedirsi di accogliere i benefici possibili”. E ancora: “Non giudicarsi: se ti senti confuso, se non provi quello che pensi di dover provare, va bene così. Il benessere nasce spesso dall’accettazione, non dal forzarsi”. Il secondo consiglio riguarda la presenza: “Lascia lo smartphone in tasca, guarda negli occhi chi ti parla, canta se te la senti. La presenza può trasformare un’esperienza qualsiasi in qualcosa di significativo”. E a chi è in difficoltà ma non ha il coraggio di chiedere aiuto? “Ciò che provi ha un nome. Non stai facendo drammi, non sei sbagliato. Stai attraversando un momento difficile, e questo merita rispetto e cura”. “La vera forza sta nell’essere onesti con sé stessi. Non serve raccontare tutto a tutti, ma si può iniziare con piccoli passi. Tenere tutto dentro non fa sparire il dolore: lo amplifica. E potresti scoprire che anche gli altri hanno fragilità. Si può ricominciare, insieme. Anche con l’aiuto di professionisti”.

 

 

Sport, fede e salute: a Roma il Giubileo che unisce corpo e spirito

Sport, fede e salute: a Roma il Giubileo che unisce corpo e spirito

Il Giubileo non è solo un cammino spirituale, ma anche un’occasione concreta per prendersi cura del corpo e riscoprire il valore universale del movimento. In un tempo in cui l’attività fisica è sempre più riconosciuta come uno degli strumenti più efficaci per la prevenzione e la promozione della salute, il Giubileo dello Sport rappresenta un momento simbolico e concreto: un invito a mettersi in cammino – fisico e interiore – verso uno stile di vita più sano, attivo e consapevole.

Sabato 14 giugno: Roma si trasforma in un Villaggio dello Sport

Tutto prende vita sabato 14 giugno a Piazza del Popolo, cuore pulsante della Capitale, che per l’intera giornata ospiterà il Villaggio dello Sport, una grande festa dedicata a chi ama e pratica sport, organizzata dal CONI con la partecipazione di Federazioni, Enti di Promozione e Associazioni Benemerite. Dalle ore 9:30 alle 16:30, i visitatori potranno assistere, partecipare, mettersi alla prova con le tante discipline presenti, promuovendo insieme salute, inclusione e condivisione.

Lo sport che genera speranza: i grandi campioni si raccontano

Alle ore 16:45 spazio al cuore del Giubileo dello Sport: l’incontro pubblico intitolato “Lo sport genera speranza”, un talk con protagonisti atleti e testimoni che incarnano i valori più profondi dello sport. A introdurre l’evento, i saluti istituzionali di:

  • Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani

  • Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma

  • Mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione

Dalle 17:00 alle 18:00, riflessioni e storie ispiranti di campioni come Gordon Hayward (NBA), Felipe Massa (Formula 1), Giulia Ghiretti (nuoto paralimpico), Damiano Tommasi (ex calciatore e oggi sindaco di Verona), Pino Maddaloni (judo) e Caterina Banti (vela olimpica). A moderare l’incontro, Massimo Proietto, vicedirettore di Rai Sport, per un evento trasmesso in diretta televisiva nazionale.

Perché lo sport fa bene davvero: i benefici certificati dalla scienza

Numerosi studi scientifici hanno confermato che l’attività fisica regolare riduce il rischio di malattie croniche come diabete di tipo 2, ipertensione, patologie cardiovascolari e alcune forme di tumore. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, basterebbero 150 minuti di esercizio aerobico moderato a settimana per migliorare la qualità della vita e aumentare l’aspettativa di vita. Uno studio pubblicato su The Lancet ha inoltre dimostrato che chi pratica regolarmente sport ha un rischio ridotto del 30% di mortalità per tutte le cause rispetto ai sedentari. Oltre ai benefici fisici, lo sport migliora l’umore, la qualità del sonno e la gestione dello stress, contribuendo anche alla prevenzione di ansia e depressione.

Attenti al caldo: sport sì, ma con precauzioni

In estate, però, è importante adottare alcune precauzioni per proteggersi dal caldo, soprattutto durante eventi sportivi all’aperto. Gli esperti raccomandano di evitare l’attività fisica nelle ore centrali della giornata (tra le 11:00 e le 17:00), preferendo le ore più fresche del mattino o del tardo pomeriggio. È essenziale indossare abiti leggeri e traspiranti, proteggere la testa con un cappellino e applicare una crema solare ad ampio spettro. L’idratazione è fondamentale: bisogna bere regolarmente acqua anche senza aspettare di avere sete. Per gli anziani, i bambini e le persone con patologie croniche, è raccomandato un controllo medico prima di partecipare ad attività intense, soprattutto in condizioni climatiche sfavorevoli.

Un simbolo di pace tra le mani degli sportivi

In apertura della giornata, un momento altamente simbolico: la “Croce degli sportivi”, già presente alle Olimpiadi e Paralimpiadi di tutto il mondo, sarà consegnata ad Athletica Vaticana da una delegazione della Conferenza Episcopale francese. Un gesto che sottolinea il legame tra sport e spiritualità. La Croce, portata lungo Via della Conciliazione, verrà poi affidata agli atleti di Milano-Cortina, creando un ponte ideale tra i valori del Giubileo e quelli dei Giochi Olimpici.

Il Pellegrinaggio della Speranza e il grande cinema sotto le stelle

Alle ore 18:00 il pubblico sarà invitato a partecipare al “Pellegrinaggio della Speranza”, un percorso verso la Porta Santa della Basilica di San Pietro, segno tangibile del cammino di fede, sport e salute.

La serata si chiuderà alle 21:30 con la proiezione del film Chariots of Fire, Oscar nel 1981, nella suggestiva cornice di Piazza San Cosimato a Trastevere. Un appuntamento del ciclo Il Cinema in Piazza, in collaborazione con la Fondazione Piccolo America e il Dicastero per la Cultura e l’Educazione.

Domenica 15 giugno: la Messa giubilare con il Santo Padre

Il Giubileo dello Sport si concluderà domenica 15 giugno con la Santa Messa presieduta dal Papa Leone XIV nella Basilica di San Pietro, segno di benedizione e ringraziamento per un evento che ha saputo unire salute, movimento e spiritualità.

L’ascolto come cura: il ruolo dello psicologo nel tempo del Giubileo

L’ascolto come cura: il ruolo dello psicologo nel tempo del Giubileo

Nel tempo sospeso del Giubileo, in cui milioni di persone si mettono in cammino non solo fisicamente ma anche interiormente, il tema della salute mentale acquista un valore ancora più profondo. In un’epoca segnata da incertezze, solitudini e trasformazioni sociali accelerate, la figura dello psicologo diventa centrale per accompagnare le persone nella riscoperta del proprio equilibrio.

Ne abbiamo parlato con Cristian Pagliariccio, psicologo e rappresentante dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, per approfondire il senso della cura psicologica oggi, il bisogno crescente di ascolto autentico, e le sfide – ma anche le opportunità – che il Giubileo può rappresentare per una nuova cultura della salute mentale.

Un dialogo aperto che mette al centro la persona, la comunità e la possibilità concreta di prendersi cura di sé e degli altri. Perché non può esserci salute – né spirituale, né sociale – senza salute psicologica.

 

Perché eventi come il Giubileo, con la loro dimensione spirituale e comunitaria, possono avere un impatto positivo sulla psiche delle persone? 

 

Su questo non abbiamo grandi riferimenti di ricerca. Esprimo quindi un punto di vista molto personale. Da un punto di vista laico, penso che tali eventi offrano occasioni per ridurre la propria dissonanza cognitiva. La dissonanza cognitiva è uno spiacevole stato mentale (ad alcuni livelli anche molto doloroso), che può verificarsi se una persona ha realmente determinate convinzioni ma pensa o agisce in modi che contraddicono tali convinzioni. Non ha a che fare, quindi, con l’ipocrisia dove ci si vuol mostrare per ciò che non si è, per una questione di facciata. In questo senso, eventi come il Giubileo potrebbero avere il potenziale per apportare benefici interni ed esterni. Internamente, a livello psicologico individuale, tali eventi possono stimolare un migliore senso di coerenza interna che aiuta a far pace con sé. A livello esterno e relazionale, può aumentare il livello di connessione sociale e favorire pratiche di inclusione, gentilezza, rispetto, ecc., che hanno un impatto positivo.

 

Che consiglio darebbe a un pellegrino che vuole utilizzare la fede e la preghiera come strumenti per rafforzare il proprio equilibrio mentale durante il Giubileo?

 

Anche qui, esprimo un punto di vista molto personale e laico. Penso sia utile ricordarsi di essere un pellegrino o una pellegrina e non una persona in vacanza che, conclusi l’esperienza e l’entusiasmo del momento, torna alla sua vita quasi come se nulla fosse accaduto. Prima, quindi, può essere utile prepararsi per avere un’esperienza spirituale trasformativa, che aiuti a ritrovare più coerenza tra la propria fede e il proprio stile di vita e le proprie azioni. Durante i riti legati al Giubileo, invece, può essere utile maturare e alimentare la forza necessaria per mettere a fuoco e realizzare intenzioni coerenti con la propria fede.

 

E una volta terminata l’esperienza del Giubileo? 

 

Dopo, ritornando a casa, può essere utile operare con azioni concrete che aiutino a realizzare una trasformazione personale. Non penso siano necessari grandi stravolgimenti. Nella maggior parte dei casi, piccoli passi in avanti potrebbero essere sufficienti per contribuire al proprio benessere, con manifestazioni concrete e quotidiane di prosocialità (aiuto, ascolto, solidarietà, pazienza, ecc.). In altri, visto che sperare non costa nulla, penso che sarebbe molto bello se, dopo aver sperimentato un senso di riconciliazione con Dio, alcune persone pensassero di riconciliarsi anche con il mondo più terreno (costituendosi per violenze e crimini commessi, chiedendo perdono alle vittime e riparando quanto possibile, interrompendo azioni violente o desistendo da esse, ecc.).

 

Giubileo, le raccomandazioni di salute pubblica di Oms, Ecdc e Iss per i visitatori

Giubileo, le raccomandazioni di salute pubblica di Oms, Ecdc e Iss per i visitatori

L’Oms Europa, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Istituto superiore di sanità italiano hanno elaborato e diffuse a inizio maggio alcune raccomandazioni di salute pubblica per il Giubileo 2025, finalizzate alla tutela della sicurezza e del benessere di chi partecipa all’evento, che nelle previsioni vedrà confluire a Roma e nella Città del Vaticano 30 milioni di visitatori prima della sua conclusione  il 6 gennaio 2026.

Si tratta di raccomandazioni che appare opportuno  riproporre, perché particolarmente importanti in primavera e in estate, periodi nei quali  è previsto il maggior afflusso di viaggiatori.

“Non vi è attualmente alcun rischio acuto per la salute in Italia, ma la preparazione è fondamentale, come per qualsiasi viaggio all’estero, quando ci si può aspettare di trovarsi in mezzo alla folla o di sperimentare condizioni climatiche particolarmente difficili.questo è importante soprattutto per alcuni gruppi vulnerabili, come le persone con patologie pregresse” afferma Rocco Bellantone, presidente dell’Iss

A quanti hanno in programma  di partecipare al grande evento, viene rivolta l’assicurazione di seguire i semplici consigli di salute pubblica, che dovrebbero rimanere una priorità per tutta la durata del soggiorno .

“Raduni su larga scala come il Giubileo 2025 sono opportunità uniche per le comunità di riunirsi, ma presentano anche specifiche sfide per la salute pubblica”spiega Piotr Kr amarz, chief scientist dell’Ecdc (nella foto). “Insieme all’Oms e all’Istituto Superiore di Sanità, l’Ecdc mira a fornire consigli basati sull’evidenza scientifica per contribuire a proteggere la salute di pellegrini e visitatori e supportarli nel fare scelte consapevoli prima, durante e dopo i loro viaggi”.

Le raccomandazioni di salute pubblica coprono vari argomenti, tra cui indicazioni su ondate di calore ed esposizione al sole, vaccinazioni, sicurezza alimentare e idrica, malattie trasmesse da insetti (come quelle trasmesse da zanzare e zecche), consumo di alcol e tabacco e malattie sessualmente trasmissibili.

“Il Giubileo di quest’anno a Roma e nella Città del Vaticano è particolarmente significativo. Non solo è il primo dopo la pandemia di COVID-19, ma alcuni dei suoi eventi coincidono on il periodo di grande affluenza seguito alla triste scomparsa di Sua Santità PapaFrancesco” ha sottolineato Ihor Perehinets, direttore regionale per le emergenze dell’Oms per l’Europa (nella foto). “Con un numero così elevato di persone previste, seguire le raccomandazioni di salute pubblica garantirà che i pellegrini e gli altri visitatori vivano un’esperienza sicura e appagante durante la visita a Roma e ad altri luoghi santi”.

Giubileo delle persone con disabilità: in 10mila a Roma per due giornate tra fede, diritti e inclusione

Giubileo delle persone con disabilità: in 10mila a Roma per due giornate tra fede, diritti e inclusione

Mentre il mondo si ferma per salutare Papa Francesco, il Giubileo delle persone con disabilità richiama l'urgenza di costruire comunità davvero inclusive. Non si tratta solo di fede, ma di rispetto dei diritti, di accessibilità reale, di partecipazione piena. Oggi più che mai, l’inclusione è una questione di civiltà.

Lunedì 28 e martedì 29 aprile 2025 Roma ospiterà il Giubileo delle persone con disabilità, un evento atteso da oltre 10.000 pellegrini provenienti da più di 90 Paesi. Accanto agli italiani, parteciperanno delegazioni numerose da Stati Uniti, Polonia, Spagna, Messico, Canada, Argentina, Brasile, Germania, Francia, India, Nigeria, Australia, Cina, e tanti altri.

A supportarli saranno presenti molte associazioni impegnate nella cura e nell’inclusione, tra cui UNITALSI, Kairos Forum, Comunità Arch, Movimento Apostolico Ciechi, Lega del Filo d'Oro e Anffas.

Il programma

Lunedì 28 aprile i pellegrini parteciperanno al pellegrinaggio alla Porta Santa della Basilica di San Pietro (8:00–13:00). In parallelo, nella Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, saranno disponibili confessioni con sacerdoti formati ad accogliere persone con disabilità, e momenti di adorazione silenziosa (9:30–12:00).

Alle 17:00, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, si terrà la Santa Messa giubilare presieduta da Mons. Rino Fisichella. Non sarà necessario il biglietto. Tutti gli eventi saranno accessibili con traduzione in LIS (Lingua dei Segni Italiana) e internazionale.

Martedì 29 aprile alle ore 11:00 in Piazza San Pietro si terrà una catechesi guidata da Mons. Fisichella, seguita da testimonianze di persone con disabilità.

Il pomeriggio sarà dedicato a un grande momento di festa ai Giardini di Castel Sant’Angelo (dalle 15:00), con musica e spettacoli. Condurranno Rossella Brescia e Rudy Zerbi. Tra gli ospiti: Noemi, Rulli Frulli, Hearts for Music, Chicco’s Band, Ladri di Carrozzelle, Bebe Vio, Oney Tapia, i fratelli Damiano e Margherita Tercon, e in videomessaggio il musicista Giovanni Allevi.

Saranno presenti anche il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli e autorità del Giubileo.

Durante tutta la giornata del 29 aprile, lungo Via della Conciliazione, i pellegrini potranno visitare "Le Vie della Speranza": 35 stand con testimonianze, storie di vita e iniziative per l'inclusione. Previsti anche food truck solidali e aree ristoro accessibili.

"Noi pellegrini di speranza", il convegno CEI

In parallelo al Giubileo, lunedì 28 aprile si terrà a Roma il convegno nazionale "Noi pellegrini di speranza", promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. L’appuntamento è al Centro Congressi Augustinianum, con oltre 20 relatori, tra cui il cardinale Matteo Zuppi, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il ministro Alessandra Locatelli e il garante nazionale per la disabilità Maurizio Borgo.

I temi affrontati spazieranno dal progetto di vita delle persone con disabilità alla riflessione su scienza, tecnologia ed etica. Il programma, serrato e accessibile (con LIS e sottotitoli), sarà moderato in parte dall’atleta paralimpico Oney Tapia. La giornata si concluderà con il pellegrinaggio alla Porta Santa.

Adolescenza: una fase di passaggio, non solo biologico

Adolescenza: una fase di passaggio, non solo biologico

L’adolescenza è uno dei momenti più complessi della vita. Non è solo una questione di ormoni e crescita fisica: è un passaggio profondo, che coinvolge identità, relazioni, emozioni e scelte. In questa fase, l’individuo comincia a distaccarsi dalla famiglia per costruire sé stesso, cercando risposte sul proprio posto nel mondo.

Psicologia: il bisogno di senso e riconoscimento

Dal punto di vista psicologico, gli adolescenti vivono una forte tensione tra autonomia e appartenenza. Vogliono essere sé stessi ma non sentirsi soli. Cercano autenticità, ma temono il rifiuto. Sono spesso attraversati da emozioni forti, talvolta contrastanti: entusiasmo, rabbia, insicurezza, idealismo.

Questa fragilità può manifestarsi in crisi d’identità, ansia, difficoltà relazionali, ma è anche una finestra di grande apertura mentale e affettiva. È proprio qui che la psicologia e la spiritualità possono dialogare.

Fede: uno spazio sicuro in cui cercare risposte

La fede, per molti adolescenti, può diventare un punto di riferimento. Non come rifugio passivo, ma come spazio libero di domande, ricerca di senso, confronto con sé stessi e con qualcosa di più grande. La figura di Gesù come amico e guida, o quella di modelli vicini alla loro età – come il Beato Carlo Acutis – possono offrire ai ragazzi un linguaggio e uno stile di vita credibile.

In questo senso, la fede si propone come alleata del benessere psicologico: aiuta a leggere le emozioni, trovare una direzione, dare un nome alle proprie fragilità, ma anche valorizzare i talenti e coltivare la speranza.

Il Giubileo come opportunità

Il Giubileo degli Adolescenti non è solo un evento religioso: è anche un’esperienza educativa, relazionale ed emotiva. Per molti ragazzi sarà la prima occasione per vivere la fede in modo personale e condiviso, fuori dal contesto scolastico o familiare. Incontrare migliaia di coetanei, partecipare a momenti di festa e spiritualità, può far sentire meno soli, più compresi e parte di qualcosa di più grande.

 

Giubileo degli Adolescenti 2025: Roma pronta ad accogliere migliaia di giovani da tutto il mondo

Giubileo degli Adolescenti 2025: Roma pronta ad accogliere migliaia di giovani da tutto il mondo

Nonostante il lutto per la morte di Papa Francesco, Roma si prepara a vivere uno degli appuntamenti più attesi dell’Anno Santo: il Giubileo degli Adolescenti, in programma dal 25 al 27 aprile 2025. Un evento che segna simbolicamente l’inizio del cammino verso il Giubileo dei Giovani previsto per l’estate, ma che già da ora promette tre giorni intensi tra spiritualità, festa e condivisione.

Le prenotazioni sono andate esaurite da settimane: migliaia di ragazzi e ragazze, accompagnati da educatori, sacerdoti e famiglie, stanno per arrivare nella Capitale da ogni angolo d’Italia e del mondo e a loro si aggiungono le migliaia di pellegrini e personalità istituzionali in arrivo nella Capitale per rendere omaggio alla salma del Papa.

Il programma: fede e festa nel cuore di Roma

Il Giubileo degli Adolescenti è confermato nel suo programma originale: prenderà il via venerdì 25 aprile con il pellegrinaggio verso la Porta Santa della Basilica di San Pietro, un gesto simbolico e potente di passaggio e rinnovamento. A seguire, dalle 18:00 alle 19:30, si terrà una Via Lucis presso la scalinata della chiesa dei SS. Pietro e Paolo all’EUR, un momento di preghiera dedicato alla Risurrezione e alla Pentecoste, pensato in modo speciale per il mondo giovanile. Ci saranno poi le piazze dei “Dialoghi con la città” di sabato 26 aprile, i pellegrinaggi alla Porta Santa e la Santa Messa, senza la Canonizzazione del Beato Carlo Acutis in piazza San Pietro, il 27 aprile. Per il momento di lutto è annullata la festa musicale al Circo Massimo prevista per il 26 aprile alle ore 17.00.

Conclusione in piazza San Pietro

Il Giubileo degli Adolescenti si chiuderà domenica 27 aprile con la messa solenne alle ore 10:00 in piazza San Pietro. Un appuntamento che va oltre l’evento religioso: il Giubileo degli Adolescenti è un’occasione concreta per costruire ponti tra culture, generazioni e territori. È un tempo di incontro, in cui i giovani diventano protagonisti di una Chiesa viva, che guarda al futuro con fiducia e coraggio.

 

Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità.  Schillaci: “Non c’è dono più grande di quello che salva una vita”

Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità. Schillaci: “Non c’è dono più grande di quello che salva una vita”

In occasione del Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità, si è tenuto nel pomeriggio di sabato 5 aprile in piazza di Spagna, a Roma, l’evento “Il valore del dono e della solidarietà”, promosso dal Ministero della Salute in collaborazione con il Centro nazionale sangue, il Centro nazionale trapianti, l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà, la Croce rossa e le associazioni per la donazione del sangue Avis, Fidas, Donatori nati e Fratres.

Dopo l’esibizione della banda musicale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, gli interventi di Mons. Rino Fisichella, Pro prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, e del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, hanno aperto l’evento che il Ministero ha voluto dedicare alla donazione del sangue e degli organi, all’insegna della valorizzazione della cultura del dono e della solidarietà verso il prossimo.

"Sono grato al Ministro Schillaci per la partecipazione e per il supporto all'evento giubilare che intende mettere al centro grandi temi legati al mondo della sanità. Il pensiero corre in primo luogo ai malati, a quanti sono negli ospedali, cliniche, case di cura perché possono vivere il grande dono del Giubileo anche attraverso la sofferenza. Insieme a loro la gratitudine ai medici, infermieri, a tutto il personale per l'impegno tante volte faticoso che caratterizza la loro professionalità", ha dichiarato S.E. Mons. Rino Fisichella, Pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione e incaricato dell'organizzazione del Giubileo 2025.

“Ringrazio Monsignor Fisichella per le sue parole e per la sua preziosa presenza - ha affermato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci - Il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità ci ricorda il valore inestimabile della cura, non solo come trattamento della malattia, ma come ‘relazione’ tra chi presta le cure e chi le riceve. La solidarietà è un valore che può esprimersi in tante forme. Tra queste la donazione del sangue e degli organi è una delle sue espressioni più nobili. Perché non c’è dono più grande di quello che salva una vita. Oggi, quindi, voglio dire grazie a tutti i donatori per il loro esemplare altruismo e a tutti gli operatori sanitari e sociosanitari che ogni giorno si prendono cura di noi con professionalità e dedizione”.

All’iniziativa, condotta dalla giornalista e conduttrice televisiva Benedetta Rinaldi, hanno portato il saluto anche il Sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, e in rappresentanza della Regione Lazio, l’assessore all’Inclusione sociale e servizi alla persona, Massimiliano Maselli.

Dopo gli interventi istituzionali, professionisti sanitari, pazienti e donatori hanno condiviso le proprie storie di cura dei pazienti, di donazione e di guarigione grazie al gesto solidale di ha dato una parte di sé per la salute del prossimo.

Il prof. Francesco Franceschi, Direttore dell’Unità Operativa Complessa Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso del Policlinico Gemelli, ha raccontato l’esperienza del lavoro in pronto soccorso e di quanto sia importante la donazione di sangue nelle terapie “salvavita”.

Accompagnate dal medico che le ha seguite, il professor Antonio Grieco, all’epoca direttore dell’Unità trapianti del Policlinico Gemelli, Catia Casagrande e Chiara Daconto hanno portato la propria testimonianza sull’importanza della donazione degli organi grazie alla quale sono tornate a una vita piena. Catia, dopo due trapianti di rene, grazie alla generosità della madre e del fratello, è tornata a condurre la sua vita ed è appena diventata mamma; Chiara, 26 anni, sottoposta al trapianto di fegato, ha ripreso a vivere come le sue coetanee e si è laureata da poco in Medicina.

Ha voluto ringraziare tutti i donatori sangue, Alessandro Vernucci, ex paziente leucemico, raccontando il suo lungo percorso di chemioterapie e trasfusioni di sangue, fino al trapianto di midollo osseo da cellule staminali familiari che gli ha consentito di tornare a condizioni di salute migliori.

È  poi stata la volta del ‘campione’ nelle donazioni di sangue, Antonio Staiola, che ha donato più di 100 volte e per questa sua grande umanità è stato premiato dall’associazione Donatori Nati.

Infine, insieme al direttore generale dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà, Cristiano Camponi, si è approfondito il tema del supporto ai più fragili e ai vulnerabili, come espressione di solidarietà, ricordando l’impegno messo in campo in Ucraina per rafforzare l’assistenza sanitaria alla popolazione.

Nel corso del pomeriggio, sul maxi schermo allestito in piazza di Spagna è stata trasmessa la campagna del Ministero della Salute ‘dona vita, dona sangue’, con contributi video dedicati a storie di donazione e solidarietà. A tutti i partecipanti e ai cittadini presenti è stato distribuito materiale divulgativo e sono state fornite informazioni sulla donazione di sangue e degli organi presso gli stand delle associazioni e delle istituzioni allestiti nella piaz

Al via il Giubileo degli ammalati: due giorni dedicati a chi affronta la malattia

Al via il Giubileo degli ammalati: due giorni dedicati a chi affronta la malattia

Circa 20 mila pellegrini, tra pazienti, medici, infermieri, farmacisti, fisioterapisti, operatori e tecnici sanitari da oltre 90 Paesi del Mondo giungeranno a Roma, sabato 5 e domenica 6 aprile, per il settimo dei grandi eventi giubilari: il Giubileo dedicato agli ammalati e al mondo della Sanità.

Tantissime le iniziative a partire dall'evento di sensibilizzazione per la donazione del sangue. L’associazione Fratres, in collaborazione con l'Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI, promuoverà in piazza San Giovanni un evento di sensibilizzazione alla donazione del sangue, con una raccolta ematica straordinaria dalle 7.30 alle 13. Contemporaneamente in Piazza della Chiesa Nuova e in piazza San Salvatore in Lauro, invece, alcune Federazioni sanitarie dalle 8 alle 16 proporranno attività di educazione sanitaria. In Piazza dell’Oro, l’Ufficio per la Pastorale Sanitaria del Vicariato di Roma ha organizzato dalle 16 alle 18.30 attività di informazione e sensibilizzazione sul tema delle dipendenze.

Altri eventi

Nella chiesa di Santa Monica, in piazza Sant’Uffizio 8, dalle 16.00 alle 17.30, si terrà una conferenza di presentazione della beata Benedetta Bianchi Porro, studentessa di medicina morta per una rara malattia, in dialogo con la sorella Emanuela e don Andrea Vena, biografo-postulatore della causa di Canonizzazione. Si terranno anche momenti di preghiera per i malati, con adorazioni eucaristiche e catechesi a cura delle Congregazioni religiose con carismi della cura, dalle 16 alle 17. In particolare, nella Chiesa di San Maria del Suffragio sarà proposto il momento di preghiera "Sui passi del beato Luigi Novarese. Trovare la benedizione quando la vita è attraversata dalla fragilità" e nella chiesa di S. Maria Maddalena l’iniziativa "Sui passi di san Camillo de Lellis. Il cuore unifica una vita frammentata".

Infine la Fondazione Banco Farmaceutico proporrà, nella chiesa di San Gregorio VII dalle 17 alle 18.30, un incontro dal titolo Prendersi cura ed essere curati: dove risiede la nostra speranza?, con l’intervento di monsignor Andrea Manto, vicario episcopale per la Pastorale della Salute di Roma, Sergio Daniotti, presidente di Banco Farmaceutico e Giorgio Bordin, Presidente di Medicina e Persona. Infine, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense, si terrà il Convegno promosso dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale italiana e dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul contributo delle associazioni di pazienti alla costruzione di un Servizio Sanitario Nazionale più umano, partecipato e sostenibile.

Il Giubileo si concluderà domenica 6 aprile, con la Santa Messa in piazza San Pietro alle ore 10.30, presieduta dal pro-prefetto Fisichella, che leggerà l’omelia scritta da Papa Francesco per l’occasione.

Il convegno "Many Worlds, One Health"

Salute, solidarietà e responsabilità condivisa: tre parole chiave che guideranno il convegno “Many Worlds, One Health”, in programma sabato 5 aprile 2025, dalle ore 15 alle 18, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense (Piazza San Giovanni in Laterano, Roma).
Un evento di rilievo promosso dalla Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute e dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI, in collaborazione con le Federazioni e i Consigli Nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie e sociosanitarie.

Questo appuntamento rappresenta la terza e ultima tappa di avvicinamento al Giubileo, dopo i convegni di Verona e Roma dedicati alle povertà sanitarie e alla sostenibilità dei servizi sanitari nazionali.

Durante l’incontro del 5 aprile verrà presentata la Carta Valoriale delle Federazioni Nazionali degli Ordini, un documento simbolico e operativo al tempo stesso. A chiudere il convegno, alle ore 18.30, ci sarà un momento particolarmente significativo: il passaggio della Porta Santa presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.

Tra gli ospiti attesi:
Andrea Farinet, Presidente della Fondazione Pubblicità Progresso
Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI
Hans Henri P. Kluge, Direttore regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Michael G. Marmot, Direttore dell’International Institute for Society and Health di Londra
Romano Marabelli, Advisor della Direzione Generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità Animale

PIAZZE DELLA PREVENZIONE – Dalle 8 alle 17

In parallelo al convegno, il centro di Roma ospiterà le “Piazze della Prevenzione”, con attività gratuite di educazione sanitaria e screening aperte a tutti i cittadini:
Piazza della Chiesa Nuova e Piazza di San Salvatore in Lauro: iniziative a cura delle Federazioni delle professioni sociosanitarie
Piazza di San Giovanni in Laterano: presenza dei Fratres
Piazza di Spagna: spazio curato dal Ministero della Salute

Un’intera giornata per riscoprire, insieme, il valore della salute come bene comune e come impegno condiviso.

Giubileo della Salute Mentale: un’urgenza del presente, una sfida per il futuro

Giubileo della Salute Mentale: un’urgenza del presente, una sfida per il futuro

C’è un dolore silenzioso che cresce, si insinua tra le pieghe della nostra società, troppo spesso ignorato, sottovalutato, trascurato. È la sofferenza mentale. Non è più un tema di nicchia, non è più il “problema di qualcun altro”. È qui, adesso. E parla il linguaggio di adolescenti confusi, adulti in crisi, anziani dimenticati.

Rispetto a 50 anni fa, lo scenario è cambiato radicalmente. Oggi la salute mentale è una vera e propria emergenza globale. Crescono i disturbi legati alla difficoltà di regolazione emotiva, aumentano i casi di autolesionismo, tentativi di suicidio, disturbi alimentari, personalità borderline. L’ingresso nell’età adulta è sempre più spesso accompagnato da un carico di fragilità che la società non è pronta ad accogliere.

La pandemia ha fatto da detonatore, ma le crepe erano già lì. E si allargano ancora, sotto il peso della solitudine, della precarietà, dell’incertezza sul futuro. Il consumo di sostanze, che spesso si intreccia con disturbi mentali già esistenti, ha trasformato il volto della sofferenza psichica, rendendola più complessa, più sfuggente, più difficile da curare.

Non possiamo più far finta di niente.

Il Giubileo della Salute Mentale nasce da questa urgenza. Un'intera giornata, il 3 aprile 2025, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense a Roma, per ascoltare, capire, proporre soluzioni. Dalle 9.15 alle 17.30, esperti, istituzioni, giornalisti, accademici e rappresentanti della società civile si confronteranno su tutti i fronti della salute mentale.

I temi saranno affrontati in modo concreto e multidisciplinare:

  • Salute mentale e società, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero della Salute, OMS, Censis, giornalisti e dirigenti sanitari.

  • Politiche sanitarie, per capire cosa può e deve fare il sistema pubblico.

  • Prevenzione e innovazione, con il contributo dell’Istituto Superiore di Sanità e AIFA.

  • Lavoro e inclusione, per superare lo stigma nei contesti professionali.

  • One Mental Health, un approccio globale e integrato alla salute della mente.

  • Giovani, sport e spiritualità, per esplorare le nuove strade della cura, della resilienza e del senso.

Ci saranno anche tavoli tematici di lavoro, aperti ai partecipanti, per andare oltre le parole e costruire proposte concrete.

Non è solo un evento. È un atto di responsabilità collettiva.

Partecipa anche tu.
L’iscrizione è gratuita (fino ad esaurimento posti) al seguente link 👉 [Iscriviti online]
Perché la salute mentale non può più aspettare. E il cambiamento comincia da chi ha il coraggio di esserci.

Giubileo, periferie e salute visiva

Giubileo, periferie e salute visiva

Nella periferia est della Capitale, visite oculistiche gratuite per le persone fragili ed emarginate dal 31 marzo al 16 aprile 2025, grazie alla tappa speciale delle Giornate della Vista - progetto di salute visiva targato Fondazione OneSight EssilorLuxottica che prevede l’installazione della prima clinica oculistica del programma per il Santo Giubileo 2025.

Presso la Sede della Protezione Civile di Tor Bella Monaca (via di Gagliano del Capo, n.° 30 Roma) quasi 1.000 persone povere, emarginate o in condizioni di disagio sociale e sanitario verranno assistite dal progetto di salute visiva.

La sede della clinica è messa a disposizione dal Municipio VI del Comune di Roma, che collaborerà attivamente nel popolare i calendari delle visite, attivando l'intera rete di associazioni benefiche del territorio per raggiungere le frange più fragili della comunità. 

“Prevenzione e gioco di squadra sono due principi fondanti del nostro Servizio Nazionale della Protezione Civile – afferma il Capo Dipartimento della Protezione Civile Fabio Ciciliano. Due principi che ritrovo con forza in questo progetto che vede fianco a fianco: volontariato, pubblico e privato. Proprio per questo sono particolarmente felice e orgoglioso che la prima clinica oculistica, del programma pensato dalla fondazione in occasione dell’anno giubilare, sia ospitata in una delle sedi della protezione civile”.

"Le giornate della vista sono un importante momento che continua l'impegno del Municipio Roma VI delle Torri a favore della prevenzione. Dopo aver controllato l'ambliopia a oltre 500 bambini benvenuta questa iniziativa che permetterà un controllo gratuito e accurato della vista ai nostri cittadini più disagiati. Ringraziamo la Fondazione OneSight Essilorluxottica Italia per la preziosa disponibilità auspicando un ripetersi periodico dell'iniziativa." Queste le parole di Nicola Franco - Presidente Municipio VI Comune di Roma.

Il team di medici oculisti e ortottisti che offriranno screening della vista gratuiti sarà composto dallo staff messo a disposizione dal Prof. Leopoldo Spadea - Direttore della “U.O.C. Oftalmologia - Clinica Oculistica” del Policlinico Umberto I di Roma e dal Prof. Carlo Nucci - Responsabile UOSD di Oculistica, Fondazione Policlinico Tor Vergata, Roma. In base alla prescrizione degli specialisti, inoltre, la Fondazione donerà occhiali da vista alle persone assistite, e tutti i bambini riceveranno un occhiale da sole

“L’Università e il Policlinico Tor Vergata hanno aderito all'iniziativa promossa dalla Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia, mirata a raggiungere le popolazioni più vulnerabili con difficoltà di accesso ai servizi sanitari – afferma il Prof. Carlo Nucci, Prorettore vicario dell’Università di Roma Tor Vergata, direttore dell’Unità Operativa di Oculistica del Policlinico Tor Vergata, direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia dell’Università Tor Vergata -. A tal proposito è stato predisposto un accordo di cooperazione che prevede la partecipazione all’iniziativa di medici in formazione specialistica afferenti alla scuola di specializzazione in Oftalmologia e di medici oculisti del Policlinico con ruolo di tutor. Questa collaborazione riflette l'impegno dell'Ateneo di Tor Vergata verso il proprio territorio, promuovendone la crescita sociale, culturale ed economica, e sottolinea l'importanza della prevenzione e dell'accesso alle cure come strumenti fondamentali per ridurre l'impatto delle disabilità visive sulla popolazione, specie quella più fragile. Le campagne di prevenzione della cecità hanno infatti dimostrato di essere estremamente efficaci nel ridurre l'incidenza delle malattie oculari evitabili, con conseguente diminuzione dei costi sanitari, miglioramento della qualità della vita e del benessere psicologico dell’individuo, favorendone l’integrazione sociale e lavorativa”.

“Questa importante iniziativa che ha coinvolto la Clinica Oculistica del Policlinico Umberto I - Sapienza Università di Roma - afferma il Prof. L. Spadea - rappresenta un’importante opportunità per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione oculistica. Offrire visite oculistiche gratuite consente di individuare precocemente patologie visive che, se trascurate, possono compromettere in modo significativo la qualità della vita. Questo progetto, inoltre, assume un grande valore formativo per i nostri giovani medici che hanno aderito, con la possibilità di mettersi al servizio della comunità, rafforzando il legame tra ricerca, assistenza e responsabilità sociale. Promuovere la cultura della prevenzione è essenziale per garantire un futuro di maggiore salute visiva per tutti.”

 

“L’attenzione alle periferie è un tema a noi molto caro da sempre. Le periferie non sono solo un concetto geografico o un folkloristico set cinematografico come spesso vengono rappresentate, ma i luoghi nei quali i problemi che si dibattono a livello nazionale assumono una dimensione decisamente esasperata.

Protezione Civile e Fondazione OneSight EssilorLuxottica sono unite da un comune spirito di inclusione, solidarietà e sobrietà già condiviso con successo a Caivano e che si rinnova oggi in occasione della nostra prima clinica giubilare per proseguire con il massimo sostegno al nuovo piano per le periferie, insieme ai professionisti della salute visiva che ne rendono possibile l’attuazione ”- afferma Andrea Rendina, Segretario Generale della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia.

La clinica oculistica di Tor Bella Monaca è la prima di una serie di cliniche che la Fondazione allestirà per l’Anno Santo. Complessivamente, durante l’arco di tutto l’anno, con il progetto “Fondazione OneSight EssilorLuxottica per il Santo Giubileo 2025” l'obiettivo della Fondazione è di donare 2.000 visite oculistiche e circa 1.500 occhiali da vista, per garantire una visione migliore e, di conseguenza, una vita migliore a chi ne ha più bisogno.

L'iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione – Giubileo 2025, Camera dei Deputati, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Regione Lazio, Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute del Comune di Roma, Municipio VI del Comune di Roma ed ha visto la collaborazione, ad oggi, di importanti associazioni del territorio come Comunità di Sant'Egidio, Caritas, Pianoterra Onlus, Associazione Insieme per l'Accoglienza.

Fragilità umana e valore della cura: una riflessione sulla salute del Papa durante il Giubileo

Fragilità umana e valore della cura: una riflessione sulla salute del Papa durante il Giubileo

In un mondo in cui la forza, l’efficienza e l’inesauribile energia sembrano essere i modelli a cui aspirare, la fragilità umana rimane una verità ineludibile. È una condizione che ci accomuna tutti, ma che diventa più evidente e carica di significato quando a viverla è una figura di rilievo mondiale come il Papa.

La notizia del peggioramento delle sue condizioni di salute, in un momento in cui milioni di fedeli e pellegrini si muovono per partecipare al Giubileo, porta con sé un messaggio che va oltre la semplice cronaca sanitaria: la fragilità non è una debolezza, ma una componente essenziale dell’esperienza umana. E, in questa fragilità, emerge con forza il valore della cura.

Quando la fragilità diventa un messaggio universale

Il Papa è spesso visto come una guida spirituale incrollabile, simbolo di forza morale e carisma. Tuttavia, quando la malattia e la vulnerabilità si manifestano, anche una figura di tale levatura si rivela per ciò che è: un essere umano. E proprio questa immagine, lontana dall’idealizzazione, diventa straordinariamente potente.

La fragilità del Pontefice diventa lo specchio di quella di ciascuno di noi. La sofferenza, la malattia e il limite fisico ricordano che nessuno è immune alla condizione umana, neanche chi guida spiritualmente milioni di persone. Ed è in questa consapevolezza che si apre lo spazio per una riflessione più profonda sul valore della cura, intesa non solo come pratica sanitaria, ma come attenzione, ascolto e sostegno.

Il valore della cura: un’etica universale

Il Giubileo, per tradizione, è un tempo di riflessione, riconciliazione e rinascita. Quest’anno, il tema della cura si intreccia inevitabilmente con quello della salute del Papa. La cura, infatti, non è solo un gesto terapeutico, ma un atto di responsabilità reciproca.

Cura è presenza. È la mano tesa che accompagna chi soffre, la capacità di fermarsi e ascoltare, il prendersi carico di chi è più fragile. È un gesto che supera la dimensione medica per diventare cura dell’anima, della relazione e della comunità.

Papa Francesco ha spesso parlato di una “Chiesa ospedale da campo”, capace di curare le ferite dell’umanità. Oggi, la sua condizione di salute ci ricorda che anche chi guarisce ha bisogno di essere curato, e che la fragilità, lungi dall’essere un limite, può diventare un’occasione per costruire legami più autentici.

Fragilità e cura nel cammino del Giubileo

Il Giubileo rappresenta un invito al rinnovamento interiore, ma anche all’assunzione di responsabilità verso il prossimo. Di fronte alla fragilità del Papa, la comunità globale è chiamata a riflettere sul proprio modo di vivere la cura:

  • Cura di sé, attraverso la prevenzione, la salute e il benessere.
  • Cura degli altri, prestando attenzione ai più vulnerabili e supportando chi affronta malattie o momenti di crisi.
  • Cura della comunità, costruendo società più solidali e attente ai bisogni collettivi.

Questa riflessione assume un significato ancora più profondo se inserita nel contesto del Giubileo, evento che raccoglie persone di ogni età, cultura e condizione, tutte accomunate dal desiderio di rinnovamento e speranza.

La forza della fragilità: un messaggio di speranza

La fragilità del Papa non è un segno di debolezza. Al contrario, rappresenta una testimonianza di umanità autentica. In un’epoca in cui si tende a nascondere o temere la vulnerabilità, la sua condizione ci invita a rivalutare ciò che davvero conta.

C’è forza nella fragilità quando questa diventa occasione per riconoscere i propri limiti e accettare il supporto degli altri. C’è potere nella cura quando si trasforma in un atto di amore incondizionato e attenzione reciproca.

La salute del Papa, dunque, non è solo una questione privata o istituzionale. È un tema che coinvolge tutti, un richiamo alla nostra responsabilità individuale e collettiva. È un invito a vivere il Giubileo non solo come un evento religioso, ma come un percorso di umanizzazione, in cui la fragilità e la cura si intrecciano per costruire comunità più consapevoli e solidali.

Prendersi cura per rinnovarsi

In un momento in cui l’attenzione mondiale è rivolta alle condizioni di salute del Papa, “Giubileo in Salute” propone una riflessione: come possiamo trasformare la fragilità in un’occasione di crescita? Come possiamo imparare a prenderci cura di noi stessi e degli altri in modo più profondo e autentico?

Il Giubileo ci ricorda che la rinascita passa anche dall’accettazione della nostra umanità, con i suoi limiti e le sue fragilità. E che la cura, intesa come gesto di amore, ascolto e presenza, è la chiave per costruire un mondo più giusto e compassionevole.

In definitiva, nella medicina del corpo e dell’anima, la fragilità è la soglia che ci conduce alla consapevolezza, e la cura è la strada che ci permette di attraversarla insieme.

 

Fede e preghiera: un ponte tra spirito e salute mentale

Fede e preghiera: un ponte tra spirito e salute mentale

Cosa spinge milioni di persone, in tutto il mondo, a rivolgersi alla fede nei momenti di difficoltà? È solo una questione di spiritualità o dietro a questa scelta si nascondono anche benefici concreti per la mente e il corpo? Negli ultimi anni, scienziati e studiosi hanno iniziato a esplorare con maggiore attenzione il legame tra fede e salute mentale, rivelando come la spiritualità possa influenzare positivamente – o, in alcuni casi, negativamente – il nostro benessere psicofisico. Su un tema tanto affascinante quanto complesso, abbiamo intervistato lo psicologo Cristian Pagliariccio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

Quali sono gli effetti psicologici più comuni della fede nella vita delle persone, soprattutto in situazioni di stress o difficoltà?

Secondo recenti studi, come quello condotto da Yamada et al. (2020), molte persone considerano la fede un elemento positivo che contribuisce alla loro salute mentale. In particolare, la fede può favorire la resilienza, aiutando a trovare un significato anche nelle esperienze più dolorose; generare speranza e accettazione degli eventi, alleviando lo stress legato a situazioni difficili; e creare un senso di appartenenza attraverso il legame con una comunità religiosa, mitigando il senso di isolamento. Tuttavia, il rapporto con la fede può essere ambivalente. Per alcune persone, credenze rigide o un'interpretazione severa delle regole religiose possono intensificare sensi di colpa o stati d'ansia. Questo sottolinea la complessità della relazione tra spiritualità e salute mentale, influenzata da fattori personali e culturali.

La preghiera può essere considerata una pratica terapeutica? Se sì, in che modo influisce sul benessere psicofisico?

Probabilmente è meglio considerare la preghiera come una pratica spirituale piuttosto che terapeutica. Tuttavia, studi come quello di Stöckigt et al. (2021) evidenziano alcuni benefici della preghiera, come il sollievo temporaneo da preoccupazioni e pensieri negativi, grazie alla concentrazione sulla ripetizione di formule ma anche l'induzione di uno stato di rilassamento, che può ridurre lo stress mentale. La preghiera può offrire un conforto importante, ma non dovrebbe sostituire la terapia psicologica o psichiatrica. La distinzione tra spiritualità e terapia è cruciale per evitare di ritardare interventi professionali necessari, così come è importante non medicalizzare le crisi spirituali, che richiedono un approccio più orientato al supporto religioso o spirituale.

Esistono evidenze scientifiche sul legame tra pratiche spirituali e la riduzione di ansia o depressione?

Sì, ma le evidenze sono spesso legate a specifici contesti o pratiche. Studi su pratiche orientali, come la meditazione, mostrano effetti positivi sulla salute mentale, ma anche la spiritualità occidentale offre benefici, in particolare attraverso il senso di appartenenza a una comunità religiosa, che può contrastare l'isolamento, una delle cause principali di ansia e depressione. Inoltre, la partecipazione a riti e celebrazioni genera un senso di connessione e benessere sociale. Sebbene queste pratiche possano ridurre i sintomi di ansia o depressione in modo soggettivo, non possono essere considerate un trattamento universale. Gli effetti benefici dipendono in gran parte dal significato personale attribuito alla fede e dal supporto comunitario.

In definitiva, la fede è una forza potente che, per molti, offre speranza e conforto in momenti di difficoltà. La sua capacità di influenzare la salute mentale dipende da un delicato equilibrio tra convinzioni personali, comunità di riferimento e approcci terapeutici. Riconoscerne i benefici senza idealizzarla come unica soluzione permette di integrare la spiritualità in un percorso più ampio di benessere psicofisico.

 

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