Giubileo dei Giovani: un tempo per riscoprirsi, in un mondo che logora la mente

Giubileo dei Giovani: un tempo per riscoprirsi, in un mondo che logora la mente

In un’epoca in cui la connessione è continua ma la solitudine aumenta, dove si è sempre raggiungibili ma raramente ascoltati, il Giubileo dei Giovani, che si svolge dal 28 luglio al 3 agosto, può rappresentare un’esperienza unica. Come ha spiegato monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo e responsabile della Santa Sede per il Giubileo, questo evento rappresenta “il momento più atteso” dell’Anno Santo, “perché è quello più partecipato”. I pellegrini provengono, infatti, da 146 Paesi diversi, dall’Europa per il 68% di presenze, e poi dal resto dei continenti. Menzione speciale per i giovani che arrivano da zone di guerra: Libano, Iraq, Myanmar, Ucraina, Israele, Siria e Sud Sudan, per un ideale “abbraccio” che coinvolgerà le nuove generazioni di tutto il mondo. 

Un evento che rappresenta occasione non solo di spiritualità e incontro, ma anche di pausa mentale e rigenerazione interiore, in un tempo in cui i giovani vivono una condizione di crescente disagio psicologico. Ne abbiamo parlato con Cristian Pagliariccio, psicologo esperto di adolescenza e giovani adulti dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, che ci ha aiutati a comprendere le radici di questa fragilità diffusa e il possibile valore trasformativo di un pellegrinaggio collettivo come quello del Giubileo.

La fragilità silenziosa dei giovani: troppe pressioni, poche competenze emotive

“Le cause del disagio giovanile sono molte. Per brevità potremmo considerarne due che sono in relazione tra loro: l’aumento delle pressioni sociali e delle richieste di attenzione; il basso sviluppo di competenze psicologiche”. Secondo lo psicologo, la fusione tra online e offline ha creato una competizione esasperata per farsi vedere, ascoltare, ottenere visibilità. “Senza sosta, ogni giorno, le persone sono spinte ad ascoltare i messaggi più potenti, inclusi quelli indesiderati, e a sgomitare in ogni modo per farsi ascoltare ed acquisire visibilità. C’è un’esasperazione della competizione per catturare l'attenzione altrui. Ad ogni persona viene dato il diritto di parola ma non di essere ascoltati”. In questa confusione, si fa sempre più difficile scoprire e coltivare i propri valori, essenziali per sviluppare un’identità solida. L’attenzione si frammenta, la riflessione si impoverisce.

La carenza di un’educazione emotiva

“Tutto ciò compromette le capacità di concentrazione e riflessione profonde, essenziali per sostenere il benessere personale e sociale”, aggiunge lo psicologo. A questa pressione esterna si aggiunge una carenza strutturale nel campo dell’educazione emotiva: “Le pratiche di educazione emotiva e affettiva in Italia sono rimaste ferme al secondo dopoguerra. Senza strumenti psicologici adeguati, giovani e adulti faticano a orientarsi nel sovraccarico informativo, fatto anche di messaggi contrastanti”. Il risultato? Si riduce lo spazio mentale per la “noia costruttiva”, necessaria per la creatività e l’autoregolazione. Le relazioni affettive si alterano e l’investimento emotivo si sposta perfino sulle intelligenze artificiali. “Si arriva persino ad innamorarsi di questi prodotti, dando loro il ruolo di consigliere di fiducia, di affetti profondi, di amanti o perfino di divinità”, sottolinea Pagliariccio. È un divario sempre più profondo, tra sfide da affrontare e strumenti disponibili. “Una vera emergenza che richiede interventi mirati, anche per le persone adulte che non se la passano meglio dei giovani”.

Il Giubileo come occasione di trasformazione (se abbiamo gli strumenti per viverlo)

Ma in tutto questo, può un’esperienza come il Giubileo dei Giovani offrire un sostegno alla salute mentale? “Il Giubileo dei Giovani è un’esperienza spirituale fuori dal comune. In quanto tale, ha la potenza necessaria per fungere da catalizzatore di processi di crescita personale e cambiamento positivo”. Secondo lo psicologo, il semplice fatto di uscire dal proprio ambiente abituale può favorire riflessioni identitarie autentiche, libere da aspettative esterne. “Adolescenti e giovani adulti possono sperimentare nuove versioni di sé. Il pellegrinaggio introduce anche una sfida fisica e mentale, che rafforza l’autoefficacia e la fiducia. E l’esperienza condivisa con altri può restituire valori come confronto, condivisione, supporto reciproco”. Ma con un caveat importante: “Il Giubileo non nasce come un programma per il benessere mentale. Non prevede, ad esempio, servizi di supporto psicologico per chi dovesse avere difficoltà emotive. Come oggi si prevedono interventi sanitari per le necessità fisiche, potrebbe essere utile prevedere anche un supporto psicologico”. E aggiunge: “Perché l’esperienza risulti benefica, i giovani devono avere gli strumenti per elaborarla. Non tutti riescono spontaneamente a trarne qualcosa: alcuni potrebbero sentirsi sopraffatti, altri rimanere in superficie”.

Camminare, pregare, condividere: i gesti semplici che curano

In un mondo che ci spinge a restare costantemente in allerta, anche camminare può essere un atto psicologico rivoluzionario. “Questi gesti semplici possono contribuire al benessere mentale perché rispondono a bisogni profondi che la vita moderna trascura. I giovani sono spesso in modalità ‘emergenza’, che alla lunga logora la mente”. Le ‘oasi di calma’ che questi gesti offrono aiutano a riequilibrare il sistema nervoso, anche se inizialmente possono risultare disturbanti. Ma: “Col tempo possono diventare rifugi preziosi, che aiutano a ritrovare energia e chiarezza”. Vissuti in gruppo, diventano anche esperienze di contagio emotivo positivo. “Vedere altri giovani che riescono a stare bene in questi spazi, può favorire l’idea che tali azioni siano possibili e praticabili”. E non servono strumenti digitali: “Non servono app, abbonamenti o attrezzature: basta la propria persona e, se pensiamo al condividere, la volontà di restare aperti agli altri”, continua lo psicologo. E anche chi non si riconosce in un percorso religioso può trarre beneficio dalla preghiera: “Può diventare un momento di gratitudine, di riflessione sui valori, di apertura verso ciò che è più grande. Può aiutare a mettere a fuoco ciò che dà senso alla propria vita”.

Consigli per i partecipanti (e parole per chi sta male)

Infine, ecco i suggerimenti dello psicologo per vivere pienamente il Giubileo: “Il primo consiglio è di non avere aspettative rigide. Chi arriva con aspettative forti rischia di vivere l’esperienza con una pressione tale da impedirsi di accogliere i benefici possibili”. E ancora: “Non giudicarsi: se ti senti confuso, se non provi quello che pensi di dover provare, va bene così. Il benessere nasce spesso dall’accettazione, non dal forzarsi”. Il secondo consiglio riguarda la presenza: “Lascia lo smartphone in tasca, guarda negli occhi chi ti parla, canta se te la senti. La presenza può trasformare un’esperienza qualsiasi in qualcosa di significativo”. E a chi è in difficoltà ma non ha il coraggio di chiedere aiuto? “Ciò che provi ha un nome. Non stai facendo drammi, non sei sbagliato. Stai attraversando un momento difficile, e questo merita rispetto e cura”. “La vera forza sta nell’essere onesti con sé stessi. Non serve raccontare tutto a tutti, ma si può iniziare con piccoli passi. Tenere tutto dentro non fa sparire il dolore: lo amplifica. E potresti scoprire che anche gli altri hanno fragilità. Si può ricominciare, insieme. Anche con l’aiuto di professionisti”.

 

 

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