“Ho bisogno di qualcosa che non sia uno schermo, una notifica o un voto da prendere bene”.
Marta ha 19 anni, vive a Brescia e studia al primo anno di Scienze della formazione. Quando ha scelto di partecipare al Giubileo dei Giovani, non pensava a una vacanza spirituale né a un pellegrinaggio nel senso classico del termine. Pensava a sé stessa.
“Mi sento sempre ‘accesa’. Tra università, social, aspettative… non riesco mai a spegnere la testa. E anche se intorno sembra tutto normale, dentro c’è un rumore continuo. Vado al Giubileo per fermarmi. Per cercare una pausa vera”.
“Marta descrive una condizione oggi molto diffusa tra gli adolescenti e i giovani adulti”, commenta lo psicologo Cristian Pagliariccio. “Vivono in uno stato di allerta costante, sotto pressione per essere visibili, performanti, sempre all’altezza. Una pressione che nasce dalla fusione tra online e offline, e che spesso non lascia spazio alla riflessione o alla costruzione dell’identità”.
Non è sola. Dal 28 luglio e fino al 3 agosto 2025, centinaia di migliaia di giovani da tutta Italia e dal mondo si ritroveranno a Roma per il Giubileo dei Giovani, una settimana di incontri, preghiere, cammini, musica e riflessione, culminante con la veglia del 2 agosto con Papa Francesco a Tor Vergata. Un evento di Chiesa, sì. Ma anche un’esperienza di comunità, identità e – per molti – salute.
Il disagio invisibile
L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ripete da anni: la salute mentale dei giovani è in crisi. Ansia, stress cronico, attacchi di panico, disturbi del comportamento alimentare e depressione colpiscono milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni. In Italia, il Ministero della Salute stima che 1 adolescente su 4 presenti sintomi clinicamente rilevanti. Ma se ne parla ancora troppo poco.
Marta lo dice chiaramente:
“Non sono malata. Ma sono stanca. Non riesco a dormire bene, non mi sento mai abbastanza, e mi pare di dover sempre essere forte, brillante, risolta. Non lo sono. E vorrei che fosse ok così”.
“Il punto sollevato da Marta è fondamentale,” aggiunge Pagliariccio. “Viviamo in una società che legittima il diritto di parola, ma non quello di essere ascoltati davvero. Questa solitudine amplifica la fatica interiore. E quando mancano strumenti psicologici adeguati – come l’educazione emotiva – si rischia di sentirsi inadeguati, pur vivendo una condizione comune”.
Dal Brasile a Roma: un’altra voce
Thiago ha 22 anni, studia ingegneria a Porto Alegre e ha scelto di partecipare al Giubileo insieme alla pastorale universitaria brasiliana.
“Ho avuto un momento molto difficile l’anno scorso, dopo la pandemia. Ero isolato, passavo ore al computer, mi sentivo inutile. Un sacerdote mi ha parlato di questo evento, e ho deciso di venire. Per rimettere in moto il corpo, la fede, il pensiero”.
Thiago dice di non aspettarsi miracoli. “Non sto cercando risposte perfette. Ma voglio stare con altri ragazzi che, come me, sono alla ricerca. Che non vogliono solo sopravvivere o ‘funzionare’, ma vivere davvero”.
“Il racconto di Thiago mostra quanto conti la possibilità di uscire dal proprio contesto abituale,” osserva lo psicologo. “Un’esperienza come il Giubileo può favorire nuove riflessioni identitarie e far sperimentare una versione di sé libera dalle aspettative quotidiane. È in questi spazi fuori dall’ordinario che può avvenire una trasformazione”.
Spiritualità come spazio terapeutico
Può un evento religioso sostenere il benessere psicologico? Per molti sì. Il Giubileo propone una dimensione profondamente umana, lontana dal rumore e dalla frammentazione della quotidianità. Cammino, silenzio, canto, confessione, ascolto: azioni semplici, ma capaci di riportare al centro.
“Nel Giubileo,” dice ancora Marta, “spero di trovare uno spazio per guardarmi dentro senza vergogna. Per respirare. E magari, per pregare con parole mie, senza schemi”.
“Questi gesti – camminare, condividere, cercare il silenzio – rispondono a bisogni profondi e dimenticati,” spiega Pagliariccio. “In un mondo che ci tiene sempre attivi, rappresentano delle oasi di calma. All’inizio possono risultare disturbanti, ma poi diventano rifugi preziosi. Il fatto che tutto avvenga in gruppo può rendere questi momenti emotivamente contagiosi in senso positivo”.
Il corpo cammina, la mente si rilassa
Uno degli elementi centrali sarà proprio il cammino. Raggiungere a piedi la Porta Santa, partecipare ai pellegrinaggi notturni, attraversare Roma. Camminare aiuta a rallentare, a liberare la mente, a tornare al presente.
“Camminare insieme, condividere fatica e gioia, senza giudizio, è qualcosa che ti rimette in pace con te stesso,” racconta Thiago. “Non servono parole, solo esserci”.
“Il cammino,” conferma lo psicologo, “introduce anche una sfida fisica e mentale. È un modo per riattivare il corpo, accrescere la fiducia in sé e rafforzare il senso di autoefficacia. Tutto ciò ha effetti molto concreti sulla regolazione emotiva e sul tono dell’umore”.
Una medicina non clinica
Il Giubileo non è un programma di cura, ma può rappresentare una forma di esperienza emotivamente correttiva. Un tempo che rompe gli schemi, rimette in moto l’energia, apre spiragli nuovi.
“È importante ricordare,” sottolinea Pagliariccio, “che il Giubileo nasce come evento spirituale, non come intervento strutturato sulla salute mentale. Non sono previsti servizi di supporto psicologico, che invece potrebbero essere utili. Ma se vissuto con consapevolezza e accompagnamento, può avere un effetto trasformativo, purché i giovani abbiano gli strumenti per elaborare ciò che vivono”.
Una pausa che cura
Per molti giovani, il Giubileo sarà una pausa. Ma non una fuga. Sarà una scelta attiva di cura. Un dire “sì” a sé stessi, anche nel dolore.
“Ho paura di quello che troverò dentro di me,” dice Marta. “Ma ho più paura di continuare a vivere in apnea”.
“Il primo consiglio che do ai ragazzi che partecipano,” conclude Pagliariccio, “è di non avere aspettative rigide. Lasciarsi sorprendere, non giudicarsi, accogliere ciò che si prova. Il benessere nasce spesso dall’accettazione, non dal forzarsi”.
E a chi è in difficoltà ma non trova il coraggio di chiedere aiuto? “Ciò che provi ha un nome. Non sei sbagliato. Non stai esagerando. Stai attraversando un momento difficile, e questo merita rispetto e cura. La forza sta nel riconoscere il bisogno e iniziare, anche con piccoli passi, a condividerlo. Dentro quel passo, può esserci già un nuovo inizio”.
In un mondo che corre e consuma, il Giubileo invita a camminare e ad ascoltare. E ogni passo, ogni parola, ogni respiro può diventare un piccolo atto di guarigione.
🕊️ Giubileo dei Giovani – Roma 2025. Il cammino comincia da dentro.